L’opera e il suo sommario
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i edizione - sommario. Agl’illustrissimi
signori, e padroni miei colendissimi, i signori Accademici della Crusca
(cc. a2r-a4r); Delle parentele e amistà tra le lettere e del mutarsi che
fanno d’una in altra (pp. 1-67); Degli avverbi finienti in mente (p. 68); Le origini della lingua italiana (pp. 69-946);
Giunte, ed emendazioni (pp. 947-1071); Altre giunte ed emendazioni (p.
1071-90).
l’opera. Colpì immediatamente
anche i contemporanei il fatto che il primo dizionario etimologico
dell’italiano fosse realizzato da un francese: nel 1650 il Ménage aveva
pubblicato un lavoro simile per il francese, cui, con ovvie differenze,
egli rinvia in queste Origini,
con autoreferenzialità in lui frequente. Molto considerati sono i rapporti
dell’autore con la Crusca, che
lo accoglie nel 1654 ma poi, durante la lunga gestazione del suo lavoro, vi
entra in conflitto per il proposito di realizzare per prima un vocabolario
etimologico. Ménage sollecita spesso l’invio di schede accordategli da
parte del Redi e del Dati e, tra giochi diplomatici e astuzie editoriali,
si arriva all’edizione del 1669, che forse peserà sull’abbandono del
progetto della Crusca, troppo simile a questo del Ménage.
L’opera, anche per il lemmario
arricchito da nomi di piante, toponimi e patronimici, spesso travalica i
limiti del genere e diventa una celebrazione della cultura letteraria e
linguistica del suo autore, non a caso accusato talora di prolissità. Del
linguista si apprezza, ad esempio, il tentativo di cercare sempre etimologie
remote (come oggi si fa con l’indoeuropeo) o l’attenzione a cogliere forme
onomatopeiche (“abbaiare”, “belare”, “bisbiglio”, “frullare”, “scroscio”).
Dalle etimologie emerge la netta prevalenza di forme derivate dal latino –
e Ménage è uno dei primi a cogliere questa diretta filiazione, anche se per
esempio può apparire incauto quando s.v. “bigio” conclude: “È voce comune
alle tre lingue sorelle, segno che l’origine è latina”. Seguono le
etimologie dal greco (“attimo”-“atomos”, “maccheroni”-“makaria”), dal
germanico – con cui intende tedesco, ma anche gotico, sassone, fiammingo,
danese, inglese (“alabarda”, “albergo”, “baluardo”). Infine gli
orientalismi: arabismi (“giulebbo”, “limone”), turchismi (“bergamotta”, “tulipa. Fiore. È vocabol Turchesco,
così detto dalla similitudine del detto fiore con un turbante, copertura di
capo, che hanno i Turchi [...]”), voci celtiche (“becco”, “brache”).
Meritano un cenno le etimologie che al
Ménage vengono fornite dal Redi: si tratta perlopiù di termini di medici e
speziali (“dialtea. Erba,
detta altrimenti malvavischio. Da
althea Latino, anteposto D, come
in diaspro, diamante, &c. ed
inferto I, come in dieci, &c. e
in diez, diente, e
diestra, vocaboli Spagnuoli”; e
nelle giunte “bene. Il bene è
quel seme, o frutto, simile alla nocciuola, da cui si cava oglio per
servizio de’ Profumieri e si domanda volgarmente Olio di bene. Questa voce è derivata dalla voce ben, usata da’ Medici antichi in
questo stesso significato di bene”);
di forme cólte, per le quali il Redi fa generico riferimento al Ricettario fiorentino, a Galeno,
Mesue, Avicenna (del Redi sono le etimologie di parecchi arabismi),
Ippocrate, Plinio, Mattioli, il medico e botanico del Cinquecento Castor
Durante; e infine di toscanismi (“bagiana [...] così chiamano gli Aretini
le fave fresche, sgranate”; “ghezzo”).
ii edizione - sommario. [Dopo
la lettera ai Cruscanti l’opera prosegue con:] Lettera del sr Dati al sr
Menagio; Lettera dell’Accademia della Crusca al sr Egidio Menagio; il
signor Ottavio Ferrari, nella
prefazione delle sue Origini Italiane; il signor Cardinale Giulio
Rospigliosi, che fù Papa Clemente IX, in una sua lettera latina al signor
Sorberio (cc. nn.). [Poi continua come la prima edizione con i capitoli
“Delle parentele” e le “Origini” e quindi aggiunge:] Giunta alle precedenti
origini fatta dall’autore stesso (pp. 505-19); Modi di dire italiani,
raccolti, e dichiarati dal Sre Egidio Menagio Gentilhuomo Francese (con
numerazione nuova: pp. 3-33); Giunta (p. 34); Tavola de’ capitoli (cc.
E2r-E2v); Etimologie d’alcuni vocaboli greci, riferite nelle precedenti
Origini della lingua italiana (cc. E3r-E4r); Etimologie d’alcuni vocaboli
latini, riferite nelle precedenti Origini della lingua italiana (cc.
E4v-F4r); Etimologie d’alcuni vocaboli spagnoli, riferite nelle precedenti
Origini della lingua italiana (cc. F4v-G1v); Etimologie d’alcuni vocaboli
francesi, riferite nelle precedenti Origini della lingua italiana (cc.
G2r-G4r); Errata (G4v-H3r); Errata per modi di dire (c. H3v).
l’opera. Dopo l’uscita delle Origines del Ferrari del 1676, la
seconda edizione, progettata dal 1681, iniziata nel 1682 ed edita due anni
dopo, non può non tener conto del nuovo concorrente con frequenti espliciti
disaccordi (“guattaro. guattero. [...] Dal Tedesco Water, che vale acqua, come se si dicesse acquarius.
[...] Da acquarius, il Sr.
Ferrari. Non si può”; “lonza.
Pantera; o pardo, o lupo cerviere. Da Lynx
lyncis, lyncius, lyncia, luncia, lunza, lonza. [...] Sopra questa nostra osservazione dice così
il Sr. Ferrari: lonza. lea: leo femina quasi leonizia,
lonza. Menagius, pro panthera: [...]. S’inganna il Sr. Ferrari,
dicendo che lonza vaglia lione femmina”) e rari accordi,
almeno nelle dichiarazioni degli articoli.
Da romanista accorto il Ménage aggiunge anche quattro indici
dall’italiano per le forme greche, latine, francesi e spagnuole citate, di
cui ripete le etimologie. L’opera è accresciuta anche di un trattato di
fonetica, in cui si registra un tentativo di classificare fenomeni fonetici
di greco, latino e lingue romanze.
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