Ortographia delle voci della lingua nostra o vero Dittionario volgare et latino

1568

 

 

 

Autore

Sansovino, Francesco

Titolo

Ortographia delle voci della lingua nostra o vero Dittionario volgare et latino

Stampe

Prima edizione:

1568: Orthographia delle voci della lingua nostra o vero Dittionario volgare et latino, nel quale s’impara a scriuer correttamente ogni parola  ... per m. Francesco Sansouino. Venetia, appresso F. Sansouino.

 

Biblioteca dell’Accademia della Crusca – Firenze

Biblioteca di Lettere e filosofia - Firenze

 

Edizioni  esaminate

1568: prima edizione, Venetia, appresso F. Sansouino.

L’opera e il suo sommario

 

sommario. Francesco Sansovino a Iacopo suo figliolo (cc. *2r-*3v); A lettori (cc. *4r-*6r); Dell’ortografia; Ortografia delle voci della lingua volgare, usata da buoni scrittori, con la copia di più vocaboli insieme di un medesimo significato, accompagnati dal suo latino (cc. A1r-Ee5v).

 

l’opera. Sansovino pubblica la Fabrica del mondo dell’Alunno nel 1560 e nel 1568, in questo secondo caso dichiarando di aver fatto anche aggiunte e correzioni: si spiega in tal modo il legame ineludibile del suo vocabolario con l’altra opera, pur dovendosi intendere come un confronto autonomo e non una pedissequa imitazione o dipendenza. L’autore si rivolge a un potenziale lettore settentrionale e quindi si preoccupa soprattutto di dissipare dubbi ortografici e di pronuncia, correda le sue voci di indicazioni sull’uso delle vocali e delle doppie (“Abate per b & t semplice”; “Anitra per i non per e”), presentando un lemmario ridotto rispetto alla Fabrica. Aveva scritto Sansovino nelle Osservationi della lingua volgare (1565, c. 301r): “Voglio che lo studioso habbia innanzi l’Osservationi del Petrarca fatte dall’Alunno, la Fabrica e le Ricchezze pur del medesimo”, ma egli avvertiva anche che “l’Alunno commesse gravissimi errori nell’interpretationi di molti vocaboli” come avrebbe voluto col tempo dimostrare. Cambiate esigenze e finalità non si considera più solo la lingua letteraria, e non solo il Trecento, ma anche opere moderne - come mostra la scelta dei lemmi - e l’uso dei parlanti toscani, indicato nelle espressioni “dice il Fiorentino” oppure “dicono i Thoscani [...] con e chiuso”. Nel definire la sua idea di lingua il Sansovino cita, nell’introduzione, Bembo, Tolomei, Della Casa, Guidiccioni, il Caro, Trifone Gabriele e Dolce come modelli di scrittura ancor più del Petrarca, contro l’imitazione del quale pesano soprattutto, a suo giudizio, alcune grafie latineggianti disusate.

   Il lemmario, tipizzato quasi sempre, è scelto apparentemente con un criterio di frequenza d’uso, ma in realtà con una certa casualità: su una base - potremmo dire substrato - del fiorentino trecentesco (“Ancidere] occido, perimo. Voce provenzal, & usata da poeti Thoscani”) si poggia il riferimento al tosco-fiorentino moderno. Per le definizioni si nota l’assenza di vere e proprie citazioni d’autore, altro elemento di novità rispetto all’Alunno. I settentrionalismi, che nell’altro comparivano solo per spinta della propria abitudine linguistica, qui vengono segnalati e distinti, per cui assumono un esplicito e più rilevante valore esplicativo, anche per la costante distinzione tra “lombardo” (“Anitra [...], Anara dicono i lombardi”), veneziano (“Asse per s dop.] Assi, Tabula, Tavola di legno. Tola dicono i Vinitiani”), bolognese e, più raro, romano. La compresenza di termini desueti attinti dalla tradizione letteraria (“speglio” per ‘specchio’) e di una lingua dei tempi dell’autore con le sue varietà, non più nascosta ma esibita, dà all’opera un’immagine composita e multiforme: d’altronde il Sansovino aveva parlato anche nella lettera dedicatoria al figlio Iacopo di uso, a quel che sembra, e di scrittori insieme: “Adunque tu harai in questo picciolo libricciuolo per ordine d’alfabeto, tutte overo in gran parte quelle parole che comunemente si costumano per ogniuno col suo riscontro Latino. Et oltre a ciò [...] ci troverai dentro un’abbondante copia di Locutioni variate & diverse, le quali sono scelte da perfetti & antichi maestri di bella scrittura” (c. 2v).

 

Nota bibliografica

Zeno - Fontanini 1753: 72; Marazzini 1983: 193-208; Della Valle 1993: 43-45; Marazzini 1993: 153.