Origines linguae Italicae

1676

 

 

 

Autore

Ferrari, Ottavio

Titolo

Origines linguae Italicae

Stampe

Prima edizione:

1676: Origines linguae Italicae. Patauii, typis Petri Mariae Frambotti bibliopolae.

 

Biblioteca dell’Accademia della Crusca - Firenze

 

Edizioni  esaminate

1676: prima edizione, Patauii, typis Petri Mariae Frambotti bibliopolae.

L’opera e il suo sommario

 

sommario. Amplissimo, ac praestantissimo senatori Leonardo Pisauro D. Marci Procuratori (cc. a2r-a3r); Praefatio ad lectorem (cc. a3v-a4v); [Lemmario etimologico] (pp. 1-318).

 

l’opera. Il lavoro lessicografico di Ferrari si svolge in modo autonomo rispetto sia a quello degli accademici della Crusca sia al coevo e affine impegno del Ménage. Pur essendo citate e stimate le due opere, il distacco da esse e il sostegno di Chapelain, avversario del Ménage, daranno alle Origines, interamente scritte in latino, una propria fortuna, seppur ridotta. D’altra parte, nel momento in cui l’autore indica tra i suoi riferimenti Cittadini e Covarrubias, si dimostra cosciente del genere a cui ascrivere il proprio lavoro, il cui tratto più originale è nel proposito di considerare e quindi rivalutare certi dialetti, oltre che di proporre etimologie. Il toscano diventa pertanto solo una delle possibili varianti linguistiche cui guarda con interesse (“Mantile [...] at veneti mantile mensae operimentum appellant, Insubres tovaglia, toralia; mappulas autem, tovaglioli; idque ex usu Romano”). Nato a Milano e impegnato a Padova, Ferrari considera spesso il lombardo  (“corrobia” ‘acqua putrida’, “crovello” ‘mosto’, “vezza” ‘cane’) e il veneto; quindi distingue venetismi generici (“biscolare [...] veneti appellant genus ludi”; “bova [...] venetis Euripus, canalis, aquae ductus”; “bovolo [...] Iidem cochleam appellant”) e termini padovani schietti (“borenale [...] Vulgo Patavinis dicitur trabs”).

   Sulle etimologie pesa in parte la ricerca costante della base latina del termine col rischio di errori, soprattutto quando si fanno derivare dal latino voci già segnalate da Ménage come orientalismi. L’autore non può contare come il Ménage sulle schede di cruscanti del livello del Redi e si affida a fonti orali, ai lessicografi del Cinquecento, a opere in quest’epoca insolite per una tavola dei citati come le Navigazioni del Ramusio (da cui attinge per esempio il turchismo “bazaro. Mercatus, Nundinae. Vox Turcica. Frequens in navigationibus Rhamnusii”) e il volgarizzamento dell’Hippiatria di Giordano Ruffo, opera famosa ma strettamente tecnica e con un uso linguistico di koinè: si può allora davvero parlare per le Origines di un dizionario mistilingue.

 

Nota bibliografica

Zeno - Fontanini 1753: 86; Trabalza 1908: 348; Sommario 1955: 56-58; Marazzini 1989: 64-70; Marazzini 1993: 201-2; Piovan 1996: XLVI, 643-46.