Vocabolario, grammatica, et orthographia de la lingua volgare

1543 1550

 

Autore

Accarisi, Alberto

Titolo

Vocabolario, grammatica, et orthographia de la lingua volgare

Stampe

Prima edizione:

1543: Vocabolario, grammatica, et orthographia de la lingua volgare d’Alberto Acharisio da Cento con ispositioni di molti luoghi di Dante, del Petrarca, et del Boccaccio. Stampato in Cento, in casa de l’auttore.

Biblioteca dell’Accademia della Crusca - Firenze

Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze

Biblioteca Riccardiana – Firenze

Edizioni e ristampe:

1550 (seconda edizione): Vocabolario et grammatica con l’orthographia della lingua volgare d’Alberto Acharisio da Cento con l’espositione di molti luoghi di Dante, del Petrarca et del Boccaccio. In Venetia, alla bottega d’Erasmo di Vicenzo Valgrisio.

Biblioteca dell’Accademia della Crusca - Firenze

Biblioteca del Seminario arcivescovile maggiore – Firenze

Biblioteca Nazionale Centrale - Firenze

 

Edizioni  esaminate

1543: prima edizione, in Cento, in casa de l’auttore;

1550: seconda edizione, in Venetia, alla bottega d’Erasmo di Vicenzo Valgrisio.

L’opera e il suo sommario

 

I edizione - sommario. Alberto Acharisio al Reverendo Monsignore messere Iacomo da Flisco [Giacomo Fieschi], eletto di Savona, suo signore osservandissimo (cc. A1v-A2r); Alberto Acharisio a lettori (c. A2r); Felix Portius calaber lectori S.D.P. (c. A2v); Incomincia la Grammatica (cc. 1r-25r); De le voci simili a le latine (cc. 20r-25v); Regole generali de l’Orthographia (cc. 26r-27v); Vocabolario (cc. 28r-315v); Errori ne lo stampare, il primo numero dinota carta et il secondo rega (cc. 315v-316v).

l’opera. Le parole che l’autore di questo Vocabolario rivolge in apertura ai lettori (“per che ho notati alcuni vocaboli da nostri scrittori usati, che hoggidi sono da schifare, vi priego ben considerarli, et tutti quelli, che a questo tempo non sono in uso, lasciare [...], priegovi anchora, che se troverete alcuni errori da me commessi, che vogliate usare la corretione fraterna, cioè farglimi a sapere, che io molto volentieri gli gastigherò, et farovvi a vedere che non l’havrò havuto a male, anzi che mi sie stato molto a grado”, c. A2r) non solo testimoniano del senso di umiltà con cui l’Acarisio affrontò il lavoro lessicografico, ma soprattutto l’autonomia rispetto agli autori e quindi anche ai canoni grammaticali contemporanei, nonostante prevalgano citazioni dalle Tre Corone e, solo per una minima percentuale, da Bembo e Landino. Dopo le consuete aperture (il Felix Portius della presentazione in latino è forse il medico condotto di Cento), l’Acarisio riprende la sua Grammatica volgare del 1536 con maggiori dichiarazioni di autonomia dal Bembo, in particolare con la raccolta di latinismi del Boccaccio e con le pagine sull’ortografia.

   Il vocabolario vero e proprio, che accoglie anche nomi propri che apparterrebbero all’enciclopedia, si apprezza per la tipizzazione dei lemmi che hanno quasi sempre definizioni o equivalenti latini e ampie citazioni. In particolare, nel quadro della singola voce è notevole il rinvio alla forma più consueta, l’uso della fraseologia nelle articolate definizioni, l’attenzione alla terminologia scientifica (botanica, giuridica) e soprattutto al diverso uso in prosa e in poesia e alle varianti locali, naturalmente soprattutto del ferrarese o del veneziano (“Bucato è la bugata, per fare belli i panni”; “cencio è vocabolo thoscano, che significa strazzo, è detto à centone latino”). La fortuna di cui godette l’opera per circa sessant’anni si dovette anche alle accorte verifiche e ricerche compiute dall’Acarisio sulle fonti (oltre a Dante Petrarca e Boccaccio, Bembo, numerosi commenti danteschi - soprattutto il Landino -, il Catholicon, il Calepino e molta lessicografia latina in genere, il Vocabolario del Minerbi, con attenuazione delle forme locali più marcate e una lunga catena di controlli). Non mancano etimologie ingenue (“Bramo significa con desiderio amo, da bu, che valde significa, et amo”) e incertezze (“Nacchere sono le pive, altri dice tamburini”; “Farfalla culex è detta da latini”) dovute al procedere più per annotazioni personali che per scelte di lemmario.

II edizione - sommario. [Non si registrano assolutamente differenze, se non nel titolo.]

l’opera. La seconda edizione è solo un rilancio commerciale di copie rimaste invendute dalla prima, con la ristampa esclusivamente del primo duerno - con cambiamento del titolo - e dell’ultimo, in cui figura, proprio a dimostrazione della totale assenza di rimaneggiamenti, persino la stessa tavola degli errori.

 

Nota bibliografica

Olivieri 1942: 109-26; Asor Rosa 1960: I, 68-69; Gasca Queirazza 1961: 32-37; Poggi Salani 1982: 283-85; Trovato 1988: VII-XLI; Della Valle 1993: 38-40; Trovato 1994: 116.