Stampe
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Prima edizione:
1605: Dictionarium
Teutsch-Italianisch und Italianisch-Teutsch. Francfurt am Main, in
Verlegung de Authorn.
Edizioni e ristampe:
1618: Dictionarium
Teutsch-Italianisch und Italianisch-Teutsch hiebevor in Truck aussgegangen
durch Levinum Hulsium, nun aber zum andernmahl widerumb ubersehen und
vermehrt: mit beygefugtem grundlichen Bericht, wie die Teutschen, die
Italianische Spraach pronuntijren sollen. Frankfurt
am Main, Nicolaum Hofmannum, impensis Hulsianus.
Biblioteca dell’Accademia
della Crusca - Firenze
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L’opera e il suo sommario
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sommario. Dem günstigen Leser
(cc. ijr-iiijv); Gründtlicher und nothwendiger Bericht wie die Teutschen
die Italiänische Sprach pronuncirn unnd aussprechen sollen (pp. 1-46);
Dictionarium, Teutsch und Italiänisch (pp. 49-286); Dittionario italian, et
alemano (con numerazione nuova: pp. 1-444). [Nel volume posseduto
dall’Accademia della Crusca le pagine 439, 440, 443, 444 sono illeggibili.]
l’opera. Dopo aver compilato nel
1596 un dizionario bilingue francese-tedesco, Hulsius fece uscire nel 1605
questo vocabolario tedesco-italiano, di cui si ebbero ben sette edizioni
postume, fino al 1659, e per cura di Francesco Martino Ravelli anche un
trilingue francese-tedesco-italiano nel 1616. Nella prefazione l’autore
riconosce la diffusione dell’italiano e dei libri in italiano nelle corti
europee e orienta in questo senso il suo vocabolario, come dimostra la
grammatica posta in apertura, in cui si danno indicazioni sulla corretta
pronuncia dell’italiano (per esempio si insiste sulla differenza di /d/ e
/t/). Anche il lemmario è decisamente sbilanciato verso la stessa
direzione, con circa 320 pagine di italiano-tedesco e 165 di tedesco-italiano.
Sono riferimenti importanti per Hulsius il
Canal, come dimostra la pedissequa ripresa di molti sintagmi a lemma
(“Approssimarsi ad un luogo”; “Approssimarsi alla porta”; “Approssimarsi la
vecchiezza”), e il cosiddetto asse Venuti-Bevilacqua, ovvero un gruppo di
vocabolari italiano-latino con caratteristiche affini, da cui si riprendono
termini dialettali (“ago da pomolo”, “pecchia” cioè ‘ape’) e nomi di pianta
(“acetosella”, “alno”).
Se questi possono essere modelli per
l’italiano, il Dictionarium è
invece il primo tentativo lessicografico per il tedesco, escluso l’esiguo
glossario veneto-bavarese Introito e
porta del 1477. Si possono segnalare incongruenze o anche solo mancate
corrispondenze tra i due lemmari (“Pioppo, bianco, ò pioppo. Poppelbaum,
weis Alberbaum” ma poi nel tedesco “Sarbaum/ Pioppo, albore”) o all’interno
della stessa parte (“Anguria. Leggi Cocomero” il quale poi non è però
registrato a lemma). Proliferano le sequenze di sottolemmi, senza
distinzione grafica, che creano talora confusione nell’individuazione
dell’ordine alfabetico (ad esempio: “Melo”, “Mele pure”, “Mele rosciole”,
“Mele gonfie, senza sapore”, “Melocotogno”, “Melo granato”, “Melodia”,
“Melone”). Le definizioni sono spesso rese dando l’equivalente dell’altra
lingua e senza segnalare differenze semantiche.
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