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Fiorentino, di famiglia numerosa e non ricca, presto privata dell'aiuto del padre, assassinato nel 1591, il Buommattei dovette avviarsi alla mercatura, nonostante avesse già dimostrato inclinazione e interesse per gli studi umanistici e matematici. Nel 1608 divenne sacerdote. A Pisa frequentò per cinque anni i corsi in diritto civile e canonico e nel 1611 conseguì a Firenze la laurea dottorale in teologia. Nasce dalla sua esperienza di direttore di monasteri femminili l'opuscolo Del modo di consecrar le Vergini (Venezia 1622). Trasferitosi a Roma, lavorò al primo libro della sua opera Della lingua toscana; in seguito, dopo un ulteriore soggiorno padovano e uno fiorentino, l'uccisione dell'ultimo fratello rimastogli lo costrinse a tornare a Firenze. Nel frattempo il primo libro della sua opera sulla lingua toscana era stato pubblicato a sua insaputa a Venezia da Agnolo Cantini con l'aggiunta dei primi due trattati del libro secondo e con il titolo Introduzione alla lingua toscana del sig. Benedetto Buommattei. Ormai circondato da grande fama di grammatico, nel 1627 divenne Accademico della Crusca, di cui fu attivissimo collaboratore, come documentano anche le tre "cicalate" fatte in tre solenni "stravizzi" e pubblicate nel 1635 a Pisa da Francesco della Dote con lo pseudonimo di Benduccio Riboboli da Matelica. Conteso da altre accademie (dal 1605 era già membro anche dell'Accademia fiorentina), nel 1632 fu nominato dal granduca Ferdinando II Lettore di Lingua Toscana e Rettore del Collegio Universitario Ferdinando di Pisa. Nel 1637 rientrò a Firenze dove era stato intanto nominato Lettore di Lingua Toscana nello Studio Fiorentino, e nel 1640 venne eletto segretario dell'Accademia della Crusca. Bibliografia: LUI 1968-81: III, 607; Calabresi 1972: XV, 264-68; LIE Autori 1982-91: I, 380; Parodi 1983: 70-1; Cresti 1998: 346-48; Bonomi 1998c: 53-56 |