Stampe
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Prima edizione:
1665: Vocabolario
italiano-turchesco, compilato da M.R.P.F. Bernardo da Parigi, … tradotto
dal francese nell’italiano con la fatica del P.F. Pietro d’Abbauilla ….
Roma, nella Stamp. della Sac. Congr. de Propag. Fide.
Biblioteca dell’Accademia della
Crusca - Firenze
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L’opera e il suo sommario:
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sommario. [Il
frontespizio non c’è, ma su un foglio manoscritto aggiunto si legge: “Al Vocabolario
Italiano-Turchesco / mancano / Il titolo / Il frontespizio / La dedica agli
Eminentissimi Cardinali / La Prefazione o avvertimento al benevolo lettore
/ L’autore è F. Bernardo da Parigi Missionario Cattolico”] [Vol. I:
Lemmario] (pp. 1-1450). [Vol. II: Lemmario] (pp. 1451-2458); Correttione
(cc. nn.).
l’opera. Il vocabolario è in due
volumi, sul dorso di ognuno dei quali è indicata un’ulteriore originaria
divisione in due tomi. Il lemmario dei due volumi, il quale si estende da
pagina 1 a pagina 2458, ha una numerazione conforme al modello di scrittura
del turco, quindi con apertura di volume con l’ultima pagina. Seguono, nel
secondo volume, tre pagine di correzioni. Il vocabolario nel nostro
esemplare inizia ex abrupto senza
frontespizio. Nel CBL 1986 è segnalata un’edizione con il titolo: Vocabolario
italiano-turchesco. Tradotto dal francese nell’italiano con la fatica del P.F. Pietro d’Abbavilla, di pagine
2458 in tre volumi ed esattamente con le stesse indicazioni editoriali.
Il
vocabolario è una ricca lista di parole dall’italiano con i corrispondenti
turchi in caratteri arabi. Nel lemmario si accolgono spesso varianti
dialettali (“Balice, valiggia”, “Babio, rospo”, “baccarozzo”), ma anche
voci poetiche (“alma”) o arcaiche (“pietade”) al pari di termini botanici
(“aloe”, “alume di rocca”): si tratta di forme attinte forse dal
traduttore, francese anch’egli, da altre opere lessicografiche non dichiarate.
Si lemmatizzano anche locuzioni e participi passati (“Abbeverare /
Abbeverare li cavalli / Abbeverar’un vaso di vino, imbibire / Abbeverato”)
o si segnalano le varianti sotto uno stesso lemma: “Herbarolo, herbolista,
herbolaio”.
Eventuali glosse esplicative sono rare e stringate (“Abeto albero”,
“Zanna, dente grande, come di porci, elefanti”, “Zante, Isola”) e servono
soprattutto per distinguere gli omonimi (“Zaffo, sbirro”, “Zaffo
turaccio”). Altro caso definitorio è quello dell’accostamento di termini
sinonimici: “Abbassamento, spreggiamento”, “Ritenere, conservare”.
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