Fondamenti del parlar thoscano

1550 1562

 

 

 

Autore

Corso, Rinaldo

Titolo

Fondamenti del parlar thoscano

 

Stampe

Prima edizione:

 

1549: Fondamenti del parlar thoscano. Venetiis, per Comin da Trino.*

* Sul front. insegna di Melchiorre Sessa il vecchio.

 

 Biblioteca Nazionale Centrale - Firenze

 

Edizioni e ristampe:

 

[1550]: Fondamenti del parlar thoscano di Rinaldo Corso. Non prima veduti corretti, et accresciuti. In Vinetia, [Melchiorre Sessa il vecchio].

 

Biblioteca dell'Accademia della Crusca – Firenze

Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze

Biblioteca Riccardiana – Firenze

 

1550: Fondamenti del parlar thoscano. Di Rinaldo Corso. Non prima veduti corretti, et accresciuti. In Venetia, [Melchiorre Sessa il vecchio].

 

1562: in Le Osservationi della lingua volgare di diversi huomini illustri, cioe del Bembo del Gabriello del Fortunio dell'Acarisio et di altri scrittori [a cura di Francesco Sansovino]. In Venetia, appresso Francesco Sansovino.

 

- Biblioteca dell'Accademia della Crusca – Firenze (2 copie)

- Biblioteca di Lettere e Filosofia - Firenze

 

1564 Fondamenti del parlar thoscano di Rinaldo Corso. In Roma, per Antonio Blado.

 

1643: in Degli autori del ben parlare per secolari, e religiosi opere diverse. Intorno 1. Alla favella nobile d'Italia. 2. Al barbarismo, e solecismo, tropi, figure, & altre virtù e vitii del parlare. 3. Agli stili, & eloquenza. 4. Alla retorica. 5. All'eloquenza ecclesiastica. Venetia, Giuseppe degli Aromatari.

 

Edizioni esaminate

[1550]: in Vinetia, [Melchiorre Sessa il vecchio].

 

1562 in: Osservationi della lingua volgare di diversi huomini illustri,  cioe del Bembo del Gabriello del Fortunio dell'Acarisio et di altri scrittori [a cura di Francesco Sansovino]. In Venetia, appresso Francesco Sansovino.

Sommario e contenuto dell'opera

Ad Hiparcha sua Rinaldo Corso. Dedicatoria [Intento dell'autore è stato quello di ridurre la lingua toscana, ‘incerta’ fino ad allora, in regole che potessero rendere possibile l'apprendimento anche da parte di chi è ‘barbaro, et strano’, così come è accaduto per altre lingue la cui grammatica è stata esposta ordinatamente];

Nel primo ‘ragionamento’ (cc. 3r-18v. La numerazione delle pagine si riferisce alla prima edizione) sulla lingua toscana Corso tratta: delle lettere. [Sono venti (cinque vocali e quindici consonanti). Le vocali sono ‘libere’ (‘a’ ed ‘o’) o ‘serve’ (‘i’, ‘u’, ‘e’); possono formare dittonghi. Le consonanti si dividono in ‘mute’ e ‘mezzovocali’ (‘l’, ‘m’, ‘n’, ‘r’, ‘s’, ‘x’). Sono illustrati casi di varianti di parole dovute a diversi esiti consonantici, regole dell'aspirazione e uso della lettera ‘h’]; delle sillabe (con qualche regola per la divisione in sillabe); dell'ortografia e della pronuncia (‘regole brevi, et universali appartenenti all'ordinata scrittura, et favella Thoscana, molte però riserbandone à luoghi più opportuni’); della punteggiatura (punto fermo, due punti, virgola e ‘segno dell' interrogatione’) e degli accenti (che sono grave, acuto, ‘misto’ - l'accento circonflesso - e ‘converso’ - l'apostrofo);

Nel secondo ragionamento (cc. 18v-99v) sono elencate e descritte le parti dell'‘oratione’. [L'autore dichiara di preferire la terminologia latina a nuovi vocaboli o perifrasi adottati per nominare le parti del discorso. Spiega di aver considerato l'articolo parte del discorso a sé stante, ma di aver fatto confluire le interiezioni nella classe degli avverbi, alla maniera dei greci. L'importanza accordata alle preposizioni nella sua trattazione è dovuta principalmente al fatto che esse 'senza altro mutamento di lettere fare distinguono i casi obliqui ne gli articoli, et nomi Thoscani, che de latini non interviene'. Le parti del discorso sono otto: ‘prepositione’, articolo, nome, pronome, verbo, ‘partecipio’, ‘adverbio’ e ‘coniuntione’. Si dividono in variabili e invariabili: Le preposizioni possono essere: 1) 'proprie, et quasi continue compagne de gli articoli et de nomi, ne casi loro obliqui' (‘di’, ‘à’, ‘da’); 'meno sollecite compagne de gli articoli, et de nomi’ (‘con’, ‘sopra’, ‘sotto’, ‘avanti’, ‘innanzi’, ecc.); ‘solamente in compositione' (‘inter’, ‘pro’, ‘arci’, ecc.). L'articolo accordato al nome, serve a distinguere il genere. Tre sono i suoi ‘accidenti’: genere (‘del maschio’, ‘della femmina’ e, per voci particolari, ‘neutro’), numero (‘primo’ e ‘secondo’) e caso (primo, secondo, terzo, quarto e sesto). Sono elencati anche i casi in cui non si usa l'articolo davanti al nome. Il nome è 'parte nobilissima, et principalissima dell'oratione'. Tre sono le possibili suddivisioni della classe dei nomi: la prima distingue i nomi ‘particolari’ (propri) da quelli ‘generali’ (comuni); la seconda, quelli che 'per se stanno, et questi mostrano la vera essenza della cosa, la quale significar si vuole’ (sostantivi) da quelli che dipendono dagli altri e non l'essenza, ma la qualità della cosa dimostrano' (aggettivi); la terza in realtà riassume tutte le possibili distinzioni tra nomi, basate su criteri eterogenei: esistono nomi collettivi, di cariche o professioni, di parentela, contrari, omofoni di voci verbali, alterati, e, ancora, nomi (aggettivi) numerali, di grado superlativo, di provenienza, deverbali, denominali. Di tutte queste sottoclassi del nome vengono date le regole generali e della variazione secondo il genere, il numero (‘primo’ e ‘secondo’) e il caso. I generi del nome sono: ‘di maschio’, ‘di femmina’, ‘comune’ (‘il, et la hoste’), ‘incerto’ (‘il giorno’) e ‘indifferente’ (‘l'aquila’). Il nome ha, inoltre, figura (‘semplice’, ‘composta’ o ‘ricomposta’) e ‘spetie’ ('per la qual si discerne se egli è da se stesso, come valore: ò derivato, come valoroso'). I pronomi sono distinti in ‘determinati’, ‘indeterminati’ e ‘partecipanti’; i pronomi indeterminati, a loro volta, si distinguono in pronomi ‘acconci’ a domandare, a mostrare qualità, a mostrare quantità, a significare possesso, a distinguere, relativi e genericamente indeterminati. I pronomi, infine, possono essere 'di Natura prima' (‘io’, ‘tu’, ecc.) oppure di derivata (‘mio’, ‘tuo’, ecc.). Il pronome varia per genere (maschile, femminile e neutro), ‘figura’ (‘semplice’ o ‘composta’), ordine, numero (primo e secondo) e caso. Vengono date le regole generali che riguardano il pronome. Fra le altre regole, quelle che riguardano l'uso dei pronomi personali di terza persona: ‘egli’ ( ‘ei’, ‘ê’), ‘eglino’ ed ‘ella’, ‘elle’ sono le forme usate nel primo caso, mentre ‘lui’ e ‘lei’ non sono mai in caso retto, a meno che non vengano usati al posto di ‘colui’, ‘colei’. Nella lingua poetica si trovano esempi di ‘ella’, ‘elle’ e ‘elli’ usati in casi diversi dal primo. Il verbo è l'altra parte principale del discorso. Esso varia secondo il ‘genere’ (attivo, passivo, ‘neutro’ e impersonale), il tempo (presente, imperfetto, perfetto, ‘più che perfetto’ e ‘advenire, ò futuro’), il modo (‘dimostrativo’, imperativo, ‘desiderativo’, congiuntivo, ‘indefinito’), la ‘spetie’ ('prima, et natía, come incido: seconda, et derivata, come incischio'), la figura (‘semplice’, ‘composta’ e ‘ricomposta’), il numero (primo e secondo), la persona (prima, seconda e terza) e la ‘maniera’ (la prima con la ‘A lunga’, come ‘amare’, la seconda con la ‘E lunga’, come ‘temere’, la terza con la ‘E breve’, come ‘ridere’, la quarta con la ‘I lunga’, come ‘sentire’). Un lunghissimo capitolo contiene 'le regole generali de verbi et delle loro formationi partitamente': le regole di formazione di ciascun tempo in ognuno dei modi (la prima persona dell'imperfetto del dimostrativo, ad esempio, si forma aggiungendo alla terza del presente la sillaba ‘-va’). Il participio è parte del discorso che varia come il nome, ma deriva dal verbo e ne conserva il significato. Gli ‘accidenti’ sono perciò sia quelli del nome sia quelli del verbo: genere (maschile e femminile), caso (i sei casi del nome e un settimo caso, già segnalato dai latini, come nell'esempio: 'vivente il Petrarcha'), tempo, ‘significatione’ (attiva e passiva), numero e figura (come quelli del verbo). Viene descritta la regola di formazione del participio attivo e del gerundio. Più difficile da ridurre a regole, avverte l'autore, la formazione del participio passivo, per il quale comunque bisogna sempre fare riferimento al perfetto. I participi passivi sono di due tipi: quelli che si formano dalla prima persona (come ‘vinto’, ‘offerto’, ‘tacciuto’) e quelli che si formano dalla seconda persona plurale (‘apparito’, ‘voluto’) dell’indicativo. Alla trattazione del verbo e del participio segue una sezione dedicata ai verbi irregolari (‘De verbi straordinari’): vengono trattati, nell'ordine, i verbi ‘havere’, ‘essere’ e ‘dovere’ e più brevemente altri verbi irregolari ('Seguono gli essempi d'alcuni altri verbi straordinari'). L'avverbio svolge, rispetto al verbo, la stessa funzione che il nome aggettivo svolge rispetto al nome al quale si ‘appoggia’. Gli ‘accidenti’ dell'avverbio sono: la ‘spetie’, la ‘figura’ e la ‘significatione’. La specie è prima (come ‘Hoggi’) o derivata (come ‘Novellamente’); la figura può essere ‘semplice’, ‘composta’ e ‘ricomposta’. Le principali ‘significationi’ dell'avverbio sono quella del tempo e quella del luogo e di esse il Corso tratta in particolare; tutti gli altri significati dell'avverbio (fra i quali anche alcuni di esclamazione) sono elencati in un paragrafo dal titolo 'significatione de gli adverbi universale'; in otto regole, si descrive anche l'uso dell'avverbio di negazione. La congiunzione ('parte che non si varia, la qual congiugne l'altre parti insieme'), come l’avverbio, ha tre figure e molteplici ‘significationi’: per ‘accoppiare’ (‘et’, ‘ed’, ‘e’), 'distinguere delle due cose l'una' (‘ò’, ‘overo’, ‘overamente’, ecc.), ‘continuare’ (‘di modo che’, ‘onde’, ecc.), ‘render ragione’ (‘che’, ‘perche’, ‘percio che’, ecc.), ‘concludere’ (‘dunque’, ‘infatti’, ecc.), ‘contradire’ (‘nondimeno’, ‘tuttavia’, ecc), ‘ristringere’ (‘almeno’, ‘pure’, ‘solamente’, ecc.); alcune congiunzioni infine sono 'senza significato alcuno, ò per aprirsi la strada al ragionare, ò per rincominciare havendolo tralasciato, ò per sola leggiadria, come Egli. E'. Ben. Hora. Pur. Ne. et si'.

Un breve accenno a fenomeni di morfosintassi è nel paragrafo dedicato alla ‘concordia delle parti principali insieme’.

Il capitolo conclusivo dell'opera è dedicato alle ‘figure’, vale a dire a modi di parlare 'fuor dello stil comune'. Alcune di esse sono da evitare, altre da utilizzare, 'con gratia , et ornamento della scrittura'. Il Corso, infine, suggerisce i tre elementi da considerare per una buona interpretazione dei testi: il soggetto della scrittura, l'intenzione e l'artificio del poeta; individua i tre elementi, a mo' di esemplificazione, nel primo sonetto Petrarca ('Voi ch'ascoltate').

Apporto generale dell'opera

Obiettivo dell'autore e tipo di grammatica: l'autore si propone di raccogliere e scrivere le regole della lingua toscana, sino ad allora incerte e non raccolte, per renderne più agevole l'apprendimento anche a coloro che ne sono completamente ignari. La grammatica è minuziosamente descrittiva, con un'esposizione sistematica, che la rende piuttosto chiara e scorrevole. Nei Fondamenti tuttavia 'l'osservazione acquista valore di legge' (Trabalza 1908: 126).

Interessi specifici: Delle otto parti del discorso, il nome e il verbo sono indiscutibilmente le principali, poiché 'giunti insieme ponno per se stessi concludere una perfetta sententia, come Rinaldo scrive': è una classificazione che, con elementi di novità, tiene conto della funzione logica delle parti del discorso. Nuova, rispetto alle trattazioni grammaticali precedenti, è anche la parte dedicata alle figure di stile.

-          Innovazioni terminologiche: La terminologia è quella usata in altre trattazioni grammaticali sul volgare, ma l'autore manifesta una preferenza per la terminologia volgare di derivazione latina, rifiutando di fare ricorso a locuzioni e perifrasi per definire le parti del discorso, le classificazioni e le categorie ad esse relative: 'mi piace di serbare i nomi latini, et sono per serbargli anchora nel ragionar degli accidenti d'esse parti, ovunque destro mi verrà con una voce sola al latino accostandomi dir quello che con due et con tre volendo thoscanamente parlare dir mi bisognerebbe, oltra che il finger ad ogni hora vocaboli nuovi par che la scrittura molte volte renda oscura'. Corso fa notare, infine, che i termini usati per designare le classi hanno un nesso con la funzione che svolgono o la loro natura: ad esempio, a proposito della congiunzione, scrive 'l'effetto suo dal nome si comprende' e a proposito del verbo: 'Il nome suo della sua nobilità dà segno: con cio sia cosa, che egli solo in particolare habbia quel nome, che l'altre parti hanno generalmente chiara cosa è verbo esser quanto parola'.

 

-          Corpus di esempi: Molti gli esempi inventati, meno numerosi gli esempi d'autore, che sono riportati con l'indicazione del nome dell'autore (Dante, Boccaccio e soprattutto Petrarca) ma senza il titolo dell'opera.

Interesse generale:

-          Influenza subita: Per le fonti e la concezione della grammatica, anche se non per l'impianto, è un'opera che risente fortemente delle trattazioni del Fortunio e del Bembo.

 

-          Influenza esercitata: Riconosciuta come una delle principali grammatiche del suo secolo (Osservationi 1562: 325-326), fu anche molto ‘imitata’: al Dolce, ad esempio, fu rimproverato dal Ruscelli di averla praticamente ‘copiata’ nei contenuti.

 

Nota bibliografica

Osservationi 1562: 325-326; Trabalza 1908: 125-27; Vitale 1984: 46, 163; Padley 1988: ad indicem; Poggi Salani 1988: 777; Tavoni 1992: 1078; Nesi 1998; Poggiogalli 1999: ad indicem.