Regole grammaticali della volgar lingua

1541 1552 1552 1562

 

 

 

Autore

Fortunio, Giovanni Francesco

Titolo

Regole grammaticali della volgar lingua

Pubblicazioni

Prima edizione:

 

1516: Regole grammaticali della volgar lingua. In Ancona, per Bernardin Vercellese.

 

Biblioteca Nazionale Centrale V. Emanuele II – Roma

 

Edizioni e ristampe:

 

1517: Recole [i. e.: regole] grammaticali della volgar lingua. [Milano], ex officina Minutiana.

 

Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze

 

1517: In Milano, per Iohanne Angelo Scinzenzeler.

 

1518: Regola grammaticale della volgar lingua. In Venetia, per Cesaro Arrivabeno Venetiano.

 

1524: Regole grammaticali, della volgar lingua di Messer Francesco Fortunio. In Venetia, per Benedetto & Agostino di Bendoni.

 

1527: Regole grammaticali della volgar lingua di messer Francesco Fortunio. In Venetia, per Francesco Garon.

 

1529: Regole grammaticali della volgar lingua di messer Fortunio. [Venezia, Melchiorre Sessa il vecchio].

 

1533: Regole grammaticali della volgar lingua di messer Francesco Fortunio. In Vineggia, per Pietro Nicolini da Sabbio.

 

Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze

Biblioteca Marucelliana - Firenze

 

1533: Regole grammaticali della volgar lingua di messer Francesco Fortunio. In Vinegia, per Francesco Bindoni, & Mapheo Pasini.

 

1534: Regole grammaticali della volgar lingua. In Vinegia *

* La scheda del catalogo della British Library segnala che l'edizione del 1534 ha sul colophon la data del 1533.

 

1537: In Vinegia, per Giovan' Antonio de Nicolini da Sabio.

 

1538: In Venetia, per Domenego Zio & fradelli [i. e.: fratelli] ad istantia de Marchio Sessa.

 

1539: Regole grammaticali della volgar lingua, di messer Francesco Fortunio novellamente reviste, et con somma diligentia emendate. Stampate in Vinegia, per Francesco Bindoni, & Mapheo Pasini compagni.

 

1541: Regole grammaticali della volgar lingua di messer Francesco Fortunio, nuovamente reviste, et con somma diligentia corrette. In Vinegia, nelle case de' figliuoli di Aldo.

 

Biblioteca dell'Accademia della Crusca  - Firenze *

Biblioteca Riccardiana – Firenze

Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze

Biblioteca Marucelliana - Firenze

 

* in volume con Della pronunzia toscana di Orazio Lombardelli e Regole grammaticali di Giacomo Gabriele.

 

1545: Regole grammaticali della volgar lingua di messer Francesco Fortunio. In Vinegia, nelle case de' figliuoli di Aldo.

 

Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze

 

1546: In Vinegia, per Marchiò Sessa.

 

[1550 circa]: Regole grammaticali della volgar lingua, di messer Francesco Fortunio nuovamente reviste, et con somma diligentia corrette. In Vinegia, per Marchio Sessa.

 

1550: Regole grammaticali della volgar lingua, di messer Francesco Fortunio. Novellamente reviste, et con somma diligentia emendate. Stampata in Vinegia, per Francesco Bindoni, et Mapheo Pasini compagni.

 

1551: Regole grammaticali della volgar lingua, di messer Francesco Fortunio nuovamente reviste, et con somma diligentia corrette. Stampata in Venegia, per Giovanne Padoano.

 

1552: Regole grammaticali della volgar lingua, di messer Francesco Fortunio, nuovamente reviste, et con somma diligentia corrette. In Vinegia, nelle case de' figliuoli di Aldo.

 

Biblioteca dell'Accademia della Crusca - Firenze     (in volume con le Prose della volgar  lingua di Pietro Bembo)

Biblioteca Nazionale Centrale  - Firenze

 

1552: Regole grammaticali della volgar lingua di Francesco Fortunio. In Vinegia, per Gerolamo Calupino.

 

Biblioteca dell'Accademia della Crusca – Firenze

 

1562: In Le osservationi della lingua volgare di diversi huomini illustri, cioe del Bembo del Gabriello del Fortunio dell’Acarisio et di altri scrittori [a cura di Francesco Sansovino]. In Venetia, appresso Francesco Sansovino.

 

Biblioteca dell'Accademia della Crusca – Firenze (2 copie)

Biblioteca di Lettere e Filosofia – Firenze

 

Edizioni esaminate

1541: In Vinegia, nelle case de' figliuoli di Aldo.

1552: In Vinegia, nelle case de' figliuoli di Aldo.

1552: In Vinegia, per Gerolamo Calupino.

1562: in Le Osservationi della lingua volgare di diversi huomini illustri,  cioe del Bembo del Gabriello del Fortunio dell'Acarisio et di altri scrittori [a cura di Francesco Sansovino], in Venetia, appresso Francesco Sansovino.

Sommario e contenuto dell'opera

A gli studiosi della regolata volgar lingua Giovanni Francesco Fortunio. Proemio dell'auttore [Le opere di Dante, Petrarca e Boccaccio sono la fonte dalla quale si possono trarre le regole della lingua volgare, così come i grammatici latini trassero le regole della lingua latina dai testi degli ‘approvati auttori’. Il Fortunio dalle opere dei tre autori ha potuto trarre cinque libri di regole. Nella prima parte del proemio egli formula per poi confutarle nella seconda parte, eventuali osservazioni  e obiezioni che potrebbero esser fatte alla sua opera:

- pubblicare una grammatica della lingua volgare potrebbe risultare impresa vana e inutile, perché numerosissime sono in Italia  le parlate, variabili non solo da regione a regione ma  da città a città: si dovrebbero dare le stesse regole per parlare e scrivere ai diversi idiomi d'Italia, o bisognerebbe scrivere le regole per ciascun idioma;

- l'autore di queste regole svolge una professione diversa da quella di grammatico e non è toscano: scriverebbe in una lingua che non è quella degli autori cui fa riferimento;

- le regole della lingua volgare sono superflue, perché sarebbe buona norma continuare ad usare quelle della lingua latina, tanto nel parlare quanto nello scrivere;

- potrebbero essere discutibili la disposizione e la suddivisione delle regole.

In realtà, sostiene il Fortunio, il volgare toscano è il meno corrotto di tutti gli idiomi italici e la lingua da cui sono state tratte le regole è la lingua di cui bisogna tener conto, poiché, ancora ai suoi tempi, con cambiamenti trascurabili, è la lingua che parlano gli uomini ‘scienti’. Gli idiomi nati dal latino, inoltre, sono ben diversi da quello e non meno adatti, tuttavia, ad esprimer concetti: bisogna perciò adoperarsi per far ricco il volgare, seguendo nello scrivere non il latino ma l'esempio più ‘terso’ di volgare. Gli eventuali errori della sua grammatica, che è la prima del volgare, non impediranno ad altri di far meglio. Vengono pubblicati i primi due libri sul modo di correttamente parlare e scrivere, in cui si è tenuto conto anche delle molte correzioni apportate alle diverse edizioni delle opere degli autori considerati, si passerà poi alla pubblicazione degli altri tre (sul lessico, la costruzione verbale e la metrica) se i primi saranno stati apprezzati]; Delle regole della volgar grammatica di Messer Giovannni Francesco Fortunio libro primo (pp. 1r-29r, secondo la numerazione delle pagine dell’ed. 1541) [Quattro sono le parti del discorso ‘bastevoli per la cognitione’ della lingua toscana, ‘come necessarie’: nome, pronome, verbo e avverbio. Nomi (sostantivi e ‘adiettivi’; pp. 1r-6v): vengono esposte e corredate di esempi cinque regole che riguardano il numero e il genere e le desinenze che li segnalano. Le prime tre regole illustrano la variazione dei nomi sostantivi secondo il numero. La quarta regola  riguarda i nomi aggettivi: quelli terminanti in ‘–e’ si adoperano sia per il maschile che per il femminile. Alcuni nomi sostantivi, infine (quinta regola) hanno due forme, una al  femminile e una al maschile (‘loda-lodo’; ‘dimanda-dimando’; ‘scritta-scritto’; etc.). Pronomi (pp. 6v-14v): sono illustrati tenendo conto dei ‘casi’. ‘Egli’, ‘ei’, ‘questi’, ‘quei’, ‘quelli’, ‘altri’ possono essere usati nel caso retto tanto al singolare quanto al plurale (prima regola); è possibile trovarli anche nei casi obliqui; gli ultimi quattro non possono essere seguiti da sostantivi al singolare. La seconda regola: i pronomi ‘lui’, ‘lei’, ‘loro’, ‘cui’, ‘altrui’ ‘come agenti non propongono a verbi operatione significanti’: non possono essere soggetti. I pronomi ‘colui’, ‘costei’, ‘costoro’, ‘coloro’, ‘esto’ , ‘esso’, ‘ello’ e i loro femminili possono essere usati in tutti i casi (terza regola). I pronomi ‘me’ e ‘te’ diventano ‘-mi’ e ‘-ti’ legati al verbo (quarta regola). La quinta regola dei pronomi riguarda in realtà gli articoli, non considerati parte del discorso a sé stante: sono ‘il’, ‘lo’, ‘gli’, ‘e’; ‘la’ e ‘le’. Quando accompagnano il verbo, tuttavia, hanno ‘significato’ di pronomi. Verbi (pp. 14v-22v): due sono le coniugazioni (‘congiugationi’), la prima è quella dei verbi che alla terza persona singolare dell'indicativo presente terminano in ‘–a’, la seconda quella dei verbi che alla terza persona singolare dell'indicativo presente terminano in ‘–e’. Viene data la coniugazione di ‘amare’, ‘scrivere’, ‘avere’ ed ‘essere’; dell'imperativo non vengono date le forme perché ‘tutte sono nello indicativo. La differentia è nella pronunciatione. Quelle con dimostrativo & humile, queste con imperioso & altero modo si dicono’. Il ‘desiderativo’ è incluso nel congiuntivo (‘soggiontivo’). La prima persona dell'imperfetto indicativo termina in ‘–a’, la forma in ‘–o’ non è attestata nei buoni scrittori; la terza persona plurale dell'indicativo preterito perfetto (del passato remoto) si forma dalla terza persona singolare del presente cui si aggiunge ‘–rono’. La seconda regola riguarda le desinenze della persone singolari del preterito imperfetto del congiuntivo, che sono le stesse per i verbi della prima e della seconda coniugazione. La terza regola elenca le possibili desinenze delle persone singolari del congiuntivo, che variano a seconda che il verbo sia della prima o della seconda coniugazione. La quarta regola: ci sono verbi irregolari nelle desinenze delle prime persone dell'indicativo, che hanno, di conseguenza, irregolari le forme che da esse derivano. La quinta regola: l'infinito si forma di norma dalla terza persona singolare dell'indicativo con l'aggiunta della sillaba ‘–re’. Gli avverbi (pp. 22v-29r). I principali sono: locali, ‘di negar’, ‘d'affirmar’, di tempo, di quantità e qualità. ‘Accioché’ può essere usato, a seconda dei casi, col congiuntivo o con l'indicativo. Vi sono avverbi che preferiscono di norma il congiuntivo (‘benché, quantunque’, ‘ancor che’, ecc.). Alcuni avverbi sono al posto del nome (aggettivo), sono nomi, cioè, che ‘adverbialmente’ vengono usati:  ‘Et come dolce parla, e dolce ride’ (Petrarca)]; Della volgar grammatica libro secondo (pp. 29v-47r) [1a regola: non possono esser poste tra due vocali tre consonanti, a meno che non vi sia una consonante liquida (‘sepolcro’). 2a regola: Le lettere ‘b’, ‘c’, ‘d’, ‘p’ quando precedono la ‘t’ vengono assimilate alla consonante che segue e hanno perciò un esito ‘-tt-’ (‘dotto’), così come anche la pronunzia del volgare richiede. 3a regola: la lettera ‘n’ non può precedere le lettere ‘b’, ‘m’ e ‘p’; le lettere ‘b’, ‘d’ e ‘g’ sono seguite dalla ‘m’ in parole latine, nella grafia del volgare devono essere assimilate alla ‘m’, che diventa doppia (‘dramma’); il nesso latino ‘-mn-’ diventa ‘-nn-’ nel volgare (‘danno’). 4a regola: la grafia delle parole con la lettera ‘q’; il nesso ‘sc’ nelle voci verbali; l'esito ‘g-’ in volgare della ‘i-’ latina seguita da vocale (‘gioco’). La 5a regola riguarda fenomeni di vocalismo. Dopo le questioni riguardanti propriamente il vocalismo, Fortunio passa ad illustrare le regole ortografiche che riguardano variazioni nella lingua volgare. Le vocali variano nella coniugazione verbale di uno stesso verbo, sia nella desinenza che nella radice (‘amarò’ e ‘amerai’); alcune parole hanno varianti che si differenziano per una sola vocale in inizio, nel corpo o in fine di parola, e che risultano comunque corrette perché rilevate nei buoni scrittori (‘sanza’ e ‘senza’). Segue l'elenco di questioni ortografiche inerenti a ciascuna lettera dell'alfabeto della lingua toscana].

Apporto generale dell'opera

Obiettivo dell'autore e tipo di grammatica: L'autore si propone di illustrare le regole della lingua volgare, così come si possono ricavare dagli scritti di Dante, Petrarca e Boccaccio, la cui lingua è l'esempio di volgare più limpido e, di fatto, la lingua parlata dai dotti del suo tempo. La sua è una grammatica normativa, di impianto didattico e di base filologica: dà, proprio in forma di elenco, le regole della morfologia e dell'ortografia della lingua volgare (‘il parlare’ e ‘lo scrivere’), evita di proporre definizioni generali, si fonda sulla conoscenza e lo spoglio dei testi, di cui riesamina le lezioni considerate dubbie o inesatte.

 

Interessi specifici: Quattro sono le parti del discorso (nome, pronome, verbo, avverbio), ma si tratta di una semplificazione solo apparente: la trattazione dei nomi, dei verbi, dei pronomi e degli avverbi include rispettivamente la trattazione di aggettivi, participi, articoli e congiunzioni. Notevole l'attenzione all'ortografia e decisa la posizione dell'autore in fatto di scelte ortografiche: ‘la penna deve seguir’ la ‘Tosca prononciatione’. La trattazione ortografica implica di fatto la descrizione di fenomeni di consonantismo e di vocalismo.

 

-          Innovazioni terminologiche: Si avverte lo sforzo di tradurre in volgare la terminologia tecnica latina, in parte già volgarizzata nell'inedita Grammatichetta dell'Alberti (cfr. Maraschio 1998: 330), ma i termini non sono adoperati rigorosamente (cfr. Trabalza 1908: 68): la novità dell'oggetto d'indagine implica anche una certa indecisione terminologica e sono perciò mutevoli le espressioni e i nomi usati per indicare lo stesso fenomeno (ad esempio per il numero del nome usa alternativamente ‘il singolare’, ‘il numero del meno’, ‘il numero del minore’, ‘il minor numero’ e ‘il semplice’).

 

-          Corpus di esempi: Vastissima è l'esemplificazione; le fonti sono Dante, Petrarca e Boccaccio. Per ciascun esempio è dato il rimando all'opera (Petrarca: il numero del componimento; Dante: per la Divina Commedia, la cantica e il numero del canto; per le rime, gli incipit dei componimenti; Boccaccio: per il Decameron, la giornata e il numero della novella, ulteriormente resa identificabile attraverso il nome del protagonista; titolo dell'opera se non si tratta del Decameron.)

 

Interesse generale:

-          Influenza subita: Gli schemi proposti sono quelli della grammatica latina, anche se su di essi viene operata una sistematica semplificazione. È stata sottolineata la dipendenza delle Regole dalla grammatica e dalla filologia umanistiche (cfr. Dionisotti 1968: 24;  Bonomi 1998c: 18; Maraschio 1998: 330).

 

-          Influenza esercitata: è fra le grammatiche più apprezzate e citate in tutto il Cinquecento. Inaugura il filone principale della grammatica tradizionale italiana, fondando le sue regole sulla lingua degli scrittori del XIV secolo.

 

Nota bibliografica

Dionisotti 1938; Trabalza 1908: 65-72; Dionisotti 1967b: 11-23; Dionisotti 1968: 15-26; Pozzi 1973; Quondam 1978: 577-79; Floriani 1980: 150-155; Belloni 1987; Paccagnella 1987; Padley 1988: ad indicem; Poggi Salani 1988: 778; Tavoni 1990: 203-204; Vitale 1992; Patota 1993: 101-104; Trovato 1994: 90-96; Pistilli 1997; Bonomi 1998c: 17-20; Maraschio 1998a; Marazzini 1999b; Poggiogalli 1999: ad indicem; Mattarucco 2000; Fortunio 2001..