Immissione testi

La digitazione riguarda: 
a) la prefazione e, con criterio discrezionale, la dedicatoria, le avvertenze ai lettori, epistole ed altri apparati analoghi in lingua italiana; 
b) le tavole di autori citati (per le edizioni delle Crusche e per quelle del Memoriale del Pergamini si segnala che l’immissione delle tavole dei citati non è accompagnata da quella estesissima delle abbreviature);
c) per i dizionari alfabetici o per le parti alfabetiche di dizionari metodici o pseudo tali, il lemmario relativo alla porzione M-Mal, con eventuali aggiunte e correzioni sempre relativamente alla stessa sezione. Per i dizionari metodici o equiparabili si è digitata una sezione di lemmario che, almeno parzialmente, offrisse elementi di confrontabilità (“corpo umano”, “huomo”, “partes animalium” a seconda dei casi), per un massimo di dieci pagine (della Copia del Marinello, che non prevede partizioni di tale natura, sono state immesse le prime dieci pagine della prima parte);
d) eventuali indici degli argomenti trattati, presenti nei vocabolari metodici. A parte si segnala il Liburnio, di cui, data la particolare organizzazione interna del materiale lessicografico, sono stati digitati per esteso i verbi di Dante.

Criteri di trascrizione

La trascrizione dei testi è stata di tipo conservativo e, compatibilmente con le possibilità dei programmi informatici adottati, ha cercato anche di rispettare il più possibile la struttura della pagina. Si è ritenuto tuttavia opportuno intervenire a correggere errori clamorosi (tipo Dente per Dante). Particolare attenzione in questo senso è stata rivolta alle voci poste a lemma. Si intende sottinteso un certo margine di discrezionalità che il confronto diretto con l’originale permette di verificare.Un più blando intervento è stato rivolto alla II edizione non ufficiale della Crusca datata 1697, al fine di conservare integre le peculiarità di questa edizione: la consistente presenza di sviste tipografiche, finanche nei titoli, è stata considerata oggetto d’interesse.L’uso dei corsivi nei lemmari è stato rispettato perché si è ritenuto che l’adozione di tale carattere fosse finalizzata a distinguere le voci o le espressioni poste a lemma rispetto alla traduzione o alla definizione. Al contrario negli apparati introduttivi si è preferito adottare l’uso costante del carattere tondo.Riguardo infine al rapporto proporzionale dei caratteri sulla pagina (questo in particolare per gli apparati introduttivi e per le tavole), si è ritenuto opportuno ridurre il corpo dei caratteri a due tipi fondamentali, cioè MAIUSCOLO e minuscolo.   

Criteri di marcatura

Il processo di marcatura dei dizionari ordinati alfabeticamente e delle parti alfabetiche dei metodici, o pseudo tali, ha riguardato tanto le voci poste a lemma quanto quelle che potessero ritenersi sottolemmi, qualunque fosse la disposizione grafica accolta dal vocabolario. Il metodo di marcatura adottato per lemmi e sottolemmi è identico. Ogni voce con validità di lemma o sottolemma è stata sottoposta a marcatura una sola volta, indipendentemente dal fatto che essa possa ricomparire nel lemmario con altro valore semantico o in altra categoria grammaticale. Lo scopo infatti è stato quello di realizzare un formario che prescinda dalla semantica e dalle classificazioni grammaticali. Il processo di marcatura ha teso a rendere possibile il confronto tra i lemmari, ma al tempo stesso ha cercato di conformarsi alla particolare tipologia e agli intendimenti di ogni singolo dizionario. Pertanto sono state sottoposte a marcatura voci femminili e/o plurali, ogni qual volta ciò sia stato ritenuto opportuno al fine di perseguire gli scopi proposti. Non si sono invece ritenute di particolare rilievo lessicografico le varianti tronche di parola del tipo macinare/macinar, maggiore/maggior, ecc. Uniche eccezioni le coppie male/mal e malo/mal (o più frequentemente mala/mal), data la loro alta ricorrenza anche in composti o in sintagmi. In generale un lemma viene marcato alla sua prima apparizione nel lemmario (si tenga presente tuttavia che l’ordine alfabetico non è sempre rigorosamente rispettato e a volte risulta inframmezzato da famiglie di parole). In una situazione testuale oggettivamente molto complessa e variegata, dove lemmi e sottolemmi possono anche ricomparire, si è cercato, ai fini della marcatura, di realizzare discrezionalmente delle gerarchie, valorizzando di volta in volta la voce dotata di definizione o la voce nella sua propria sede alfabetica.
Nei casi di Malann’ aggia, Magn’ ava, Mald’ occhio si sono sottoposte a marcatura rispettivamente le porzioni Malann’, Magn’, Mald’. Altre voci sono state omologate al corrispondente privo d’apostrofo.Di frequente la struttura adottata dai vocabolari non consente di discernere con certezza il limite tra lemma e definizione: in tali casi si è preferito largheggiare nella marcatura, soprattutto se il lessicografo ha tenuto un atteggiamento incostante. Del resto - e va sottolineato - in linea generale tutta l’operazione della marcatura ha teso moderatamente a largheggiare di fronte ai numerosi casi dubbi.I dizionari metodici non sono stati sottoposti a marcatura (diversamente dalle loro eventuali parti alfabetiche). Il margine di confrontabilità tra questi testi risulta alla fine ristretto, date le caratteristiche intrinseche delle singole opere.

Suggerimenti per la ricerca.

Poiché all’interno di un dizionario ogni lemma o sottolemma viene sottoposto a marcatura una sola volta, altre eventuali occorrenze della voce sottoposta a ricerca possono essere reperibili tramite ricerca libera. Si consiglia comunque all’utente di scorrere anche il testo del lemmario al fine di visionare le varie tipologie di forme e soluzioni adottate da ciascun dizionario.Nelle opere esaminate risulta presente una varietà considerevole di forme e di grafie, che il metodo di trascrizione adottato ha salvaguardato. L’utente pertanto nella ricerca dovrà tener conto di tutte le possibili varianti grafiche del lemma di suo interesse. In un modesto numero di dizionari bilingui trovano adozione anche i trattini nei composti di parole, per cui si riscontrano grafie del tipo mala-coda, mal-aggia, magni-loquente, fino a mal’-arrivato.
Per ovviare alla difficoltà che nella ricerca l’uso diversificato degli accenti poteva comportare, si è ritenuto opportuno omologare a livello informatico le varie casistiche sussistenti in questo campo: ne è risultato che la ricerca della voce oggetto d’interesse debba essere svolta sempre senza accento anche se l’uso attuale lo richiede.
Meritano poi una segnalazione a parte le Tre Fontane del Liburnio, dove le forme verbali elencate sono coniugate in vari tempi e modi, e le due edizioni del vocabolario dell’Acarisio, dove le voci verbali vengono lemmatizzate alla prima persona singolare del presente indicativo e non all’infinito.Si ricorda inoltre che la marcatura delle voci è stata applicata solamente alle parole che fossero poste a lemma o a sottolemma, per cui tutte le parole comunque presenti negli articoli delle voci e in tutti gli apparati digitati (prefazioni, dedicatorie, tavole di autori, ecc.) sono rintracciabili solo tramite ricerca libera. Si tenga conto, infine, che l’assenza di marcature nei lemmari di tipo metodico (diversamente dalle loro eventuali parti alfabetiche) fa sì che l’unica forma di ricerca applicabile su di essi sia quella libera.