L’opera e il suo sommario
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sommario. Tavola
delle cose notabili (cc. A2r-A6v); Indice Universale, Parte Prima. Del
Mondo, e delle sue parti. Indiculus Universalis, Pars Prima. Del Mundo,
eiusque partibus (pp. 1-5): Capitolo primo. Delle parti del Mondo. De Mundi
partibus [contiene:] de’ Cieli, del firmamento, e de’ pianeti (pp. 5-18);
Capitolo secondo. Dell’Aria. De Aere [con:] le meteore (pp. 18-27);
Capitolo terzo. Del fuoco (pp. 27-29); Capitolo quarto. Della terra. De
Terra [comprende:] animali, uccelli, pesci, arbori, piante, metalli, e
minerali (pp. 30-88); Capitolo quinto. Dell’Acqua [con:] isole, fiumi,
laghi (pp. 88-96). Parte seconda. Dell’huomo, e delle sue parti: Capitolo
primo. Del Corpo Humano [con:] parti interiori del corpo humano (pp. 97-105);
Capitolo secondo. Difetti del Corpo Humano (pp. 106-7); Capitolo terzo.
Delle vesti [con:] roba da fare vestiti, ornamento delle vesti, vestiti da
huomo (pp. 108-19); Capitolo quarto. De’ Cibi, ò Vivande (pp. 120-32);
Capitolo quinto. Dell’Anima [con:] la memoria, l’intelletto, la volontà, le
passioni (pp. 132-41); Capitolo sesto. Effetti (pp. 141-43). Parte terza.
D’una Città, e delle sue parti (pp. 144-45): Capitolo primo. Degli
Habitanti d’una Città (pp. 145-54); Capitolo secondo. D’una Casa, e delle
Parti d’essa [con:] ministri, servi, o ufficiali d’una casa (pp. 154-68);
Capitolo terzo. D’un Tempio, e delle sue parti [con:] la messa, censure,
feste solenni (pp. 169-81); Capitolo quinto. Della Corte, ò della Giustitia
[comprende:] nomi de’ giudici, parole di corte (pp. 181-90); Capitolo
quinto. Della Corte d’un Principe (pp. 190-94); Capitolo sesto.
Dell’Arsenale [con:] gente d’armi, armata, esercito, fortificationi,
maniere di parlare in guerra, parole usate in guerra (pp. 195-209); Capitolo
settimo. Dell’Accademia delle Scienze [divise in:] la teologia, la
filosofia, la giurisprudenza, la medicina, malattie del corpo, la
matematica, l’astrologia, degli horologi, l’aritmetica, l’optica, la
statica, la geometria, la musica, la cronologia, la geografia,
l’architettura, l’arte del navigare, la retorica, la poesia, la grammatica
(pp. 209-350); Capitolo ottavo. Delle Arti [comprendente:] la pittura, la
scoltura, della caccia, l’arte del maneggiare, o domare i cavalli, l’arte
di stampare, l’arte dell’improntare, o battere moneta, l’arte delle divise,
huomini di lettere, e professori delle arti liberali, artigiani e artefici
(pp. 350-80); Capitolo ultimo. Il Contado, la Villa (pp. 380-96).
l’opera. Le indicazioni contenute
nel CBL 1986 e in Piantanida 1986 informano che già nella prima edizione
del 1684, come nella nostra, si legge nel frontespizio che il vocabolario è
stato tradotto dal francese in italiano e “accresciuto, ed arricchito di
molte elocutioni proprie, e di voci sinonime di ciascuna cosa”. Il
traduttore, che dovrebbe essere altro dal francese Pomey, rimane però
anonimo (del Pomey è un Indiculus universalis in latino e francese
del 1672 conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze).
L’Indice è un dizionario metodico di taglio enciclopedico, con
parti dialogate accompagnate dalla traduzione latina (“D. Quali sono le
parti del Composto Humano? Quae partes Hominem componunt? R. Il Corpo, e
l’Anima. Corpus, et Anima”). Nel lemmario si trova, come spesso accade in
questo tipo di opere, lo stesso termine latino per sinonimi o iperonimi
italiani (“L’Orecchia, ò Orecchio. Auris, is”, “La parte di sopra
dell’Orecchio. Auris, la [= auricula?]”). Si propongono anche varianti
fono-morfologiche (“Capezzuolo, capitello, e capparello da mammella
[...]”). Nel piccolo volume non si danno indicazioni su eventuali fonti
consultate o sul modello di lingua proposto, e il Pomey sembra soprattutto
interessato a catalogare la lingua più che a definirne la qualità. Si
chiarisce in tal modo la presenza di francesismi, accompagnati da
equivalenti italiani (“Taffetà, ormesino, e ormisino”), o di varianti
dialettali (“cucchiaro”) e significative liste di geosinonimi (“Mestola,
cazza da schiumare, ò cucchiaro forato da schiumare”) accanto a forme latineggianti
(“Armario. Armarium, ij”).
Le talora minuziose divisioni delle
sezioni tematiche consentono all’autore di evitare le derive, negli
inserimenti di lemmi, frequenti, invece, in altri vocabolari metodici quali
quelli del Montemerlo o del Laurenzi.
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