Vocabolario cateriniano

1717 1722

 

 

Letterato senese, erede in giovane età di un ricco patrimonio, ottenne ben presto rinomanza componendo oratori, cantate e drammi sacri e profani per musica raccolti nelle Poesie drammatiche (Venezia 1700) e nelle Opere nuove (ivi 1704). Membro di numerose accademie (gli Intronati di Siena, la Crusca, gli Accesi di Bologna e i Timidi di Mantova), dal 1698 tenne la cattedra di eloquenza all’Università di Siena, da cui fu però allontanato per il risentimento dei gesuiti da lui satireggiati in alcuni sonetti, ma soprattutto nella commedia antigesuitica Don Pilone ovvero Il bacchettone falso (Lucca 1711). Accolto nei circoli letterari e divenuto accademico arcade, proseguì a Roma la sua polemica antigesuitica e antiaccademica con gli Avvisi ideali o Gazzettino (Roma 1712-13). Con la pubblicazione delle opere di S. Caterina da Siena (1707-13) e di Celso Cittadini (1721) si propose di offrire, in netto contrasto con le teorie della Crusca, un esemplare di ottima lingua toscana. La polemica anticruscante sfociò nell’interruzione della stampa del Vocabolario cateriniano (1717), simbolicamente messo al rogo, e nell’espulsione dalla Toscana e da Roma. Le suppliche al granduca Cosimo III e al papa, nonché una ritrattazione alla Crusca, gli permisero di rientrare a Roma dove proseguì la sua attività di scrittore, commediografo e grammatico (Del Collegio petroniano delle balie latine [1719], Regole per la toscana favella [1721], Lezioni di lingua toscana [1722]).

Bibliografia: Vanni 1888; Favilli 1907; Frittelli 1922: XXIX, 235-78; Migliorini 1940: II, 73-80; LIE Autori 1982-91: I, 893; Parodi 1983a: 151-52; Solmi 1987: IX, 474; Spera 2000: LIV, 688-90