Queen Anna's new world of words

1611

 

 

Vocabolario italiano & inglese: a dictionary, Italian and English

1688

 

 

Autore

Florio, John

Titolo

Queen Anna’s new world of words

Stampe

Prima edizione:

1598: A worlde of wordes. London, Hartfield.

 

Biblioteca Nazionale Centrale – Firenze

Biblioteca di Lettere e filosofia – Firenze (in copia anastatica: New York, 1972)

 

Edizioni e ristampe:

 

1611 (seconda edizione): Queen Anna’s new world of words, or Dictionarie of the Italian and English tongues, collected, and newly much augmented by Iohn Florio, reader of the Italian vnto the Soueraigne maiestie of Anna, crowned Queene of England, Scotland, France, and Ireland, & c. ...Whereunto are added certaine necessarie rules and short obseruations for the Italian tongue. London, printed by Melch. Bradwood, for Edw. Blount and William Barret.

 

Biblioteca dell’Accademia della Crusca - Firenze

 

Edizioni  esaminate

1611: seconda edizione, London, printed by Melch. Bradwood, for Edw. Blount and William Barret.

L’opera e il suo sommario

 

sommario. All’eccelsa et gloriosissima maestà di Anna, Serenissima Regina (c. 2r); To the Imperiall Maiestie of the Highest-borne Princes, Anna (c. 2v); To all readers (c. 3r); [Poesie in italiano e inglese] (cc. nn.); The names of the authors and books that have been read of purpose for the collecting of this dictionarie (cc. nn.); A most copious and exact dictionarie in Italian and English (pp. 1-617); Necessary rules and short observations for the true pronouncing and speedie learning of the italian tongue (pp. 617-90).

 

l’opera. Questa del 1611 è la seconda edizione del vocabolario bilingue del Florio: non una semplice ristampa, ma una nuova compilazione - cambia anche il titolo - in cui da 46.000 parole registrate si passa a 74.000, e soprattutto da 72 titoli di citati a 252 (solo 20 in comune con i 230 citati nella Crusca del 1612). I nomi stessi della tavola degli autori sono interessanti, in quanto accanto ai fiorentini del Trecento compaiono scrittori dei secoli successivi, non solo toscani, quali Tasso, Castiglione, Della Casa, Tolomei, Varchi, Berni, Caro e l’Aretino, come autore di commedie. Sono ricordate anche altre opere lessicografiche di Alunno, Acarisio, Venuti (Dittionario volgare et latino, 1561), Thomas Thomas, l’unico precedente lessicografo inglese che si ricordi, lo spagnolo Las Casas, il francese Jean Antoine Fenice e infine si ricordano la Tipocosmia del Citolini, erbari, testi di zoologia e falconeria, di filosofia morale e religiosa, saggi geografici e militari e un libro di cucina, probabilmente di Cristoforo Messi detto Sbugo. L’uso della parola “World” (‘Mondo’) nel titolo rivela un criterio quantitativo di lemmatizzazione, come nella Fabrica, la Piazza o la Tipocosmia.

   Il lemmario, che è solo dall’italiano all’inglese, non sempre è tipizzato: a volte vi compaiono participi passati, superlativi - caso frequente soprattutto nei bilingui - e i sintagmi sono al solito registrati sotto la prima parola anche soltanto grammaticale (“Ala [!] buona fede” sotto “ala”). Si lemmatizzano spesso forme regionali, non segnalate come tali: veneziane (“Mocenigo [...] a coin in Venice”, “ostrega”), napoletane (“piccirillo”), romane, toscane (“cenci”) o anche solo varianti fonetiche settentrionali (“gianda”, “soppiare” per ‘ghianda’ e ‘soffiare’). Non mancano latinismi, grecismi (“contubernio”, “gimnasiarca”) e arcaismi, spesso ricavati dalle opere del Bruno che figura tra gli autori più citati.

   Le definizioni si limitano perlopiù a fornire l’equivalente dell’altra lingua e solo per nomi botanici e zoologici  danno particolari e commenti. Ma un cospicuo numero di lemmi rimane senza spiegazione, con tre possibili casi: nessuna dichiarazione; riferimento solo all’opera da cui è ricavato il lemma; citazione dell’opera. In queste voci non definite si incontrano perlopiù i nomi di Giovanni Villani, Luigi Pulci, Garzoni, Citolini e forme dalle Rime piacevoli del Berni et d’altri autori. Si può trattare solo di varianti di lemmi già definiti a cui non si rinvia (“trafoglio” per ‘trifoglio’), oppure di errori di stampa dell’opera non riconosciuti (“nasca” per ‘vasca’) o di nomi propri (“strombolo”), ma rappresentano il sintomo forte dell’interesse del lessicografo a registrare la lingua italiana più che a spiegarla. Appare ingeneroso il commento di chi lo considera solo “una mente meccanica e pedante” (O’Connor 1973: 212), anche se in alcuni casi prevale la smania di accumulo di materiale sul lavoro di verifica e controllo.

 

Nota bibliografica

Chambrun-Longworth 1921: passim; Policardi 1947: passim; Policardi 1948: 54-60; O'Connor 1972: 49-67; O'Connor 1973: 207-46; Van Passen 1981: 34-36; Tancke 1984: 72-75, 106-11, 125-31; Marello 1989: 12-14; Della Valle 1993: 42.