Vocabolario et ortografia volgare toscana

1666

 

 

 

Autore

Giuseppe da Camerata

Titolo

Vocabolario et ortografia volgare toscana

Titolo I ed.

 

Stampe

Prima edizione:

1666: Vocabolario et ortografia volgare toscana, assai gioueuoli a’ secretari, professori di belle lettere, & a’ predicatori in particolare, date in luce dal p.f. Giuseppe da Camerata sacerdote capuccino. In Palermo, per Domenico d’Anselmo.

 

Biblioteca dell’Accademia della Crusca - Firenze

 

Edizioni  esaminate

1666: prima edizione, in Palermo, per Domenico d’Anselmo.

L’opera e il suo sommario

 

sommario. Al reverendissimo signore e padrone mio osservandissimo il signor abbate don Ottavio D’Agostino (cc. *2r); Al lettore (c. *3r); Autori osservati per il nostro vocabolario, & ortografia (c. 4v); Ortografia volgare toscana [diviso in:] del fine de’ nomi particolari; delle voci tronche; degli articoli; degli articoli li, et, i; dell’articolo gli; degli accenti; della variatione de’ verbi; variarione [!] del verbo della seconda maniera; variatione del verbo sono; variatione del verbo ho; variatione del verbo vado; variatione del verbo posso; d’alcuni verbi, ch’hanno diversita ne’ tempi passati, e d’alcune altre osservanze; de’ pronomi; del raddoppiamento d’alcune lettere; d’alcuni avvertimenti notabili (pp. 1-15); Vocabolario et ortografia volgare toscana (pp. 17-349); Errata (p. 350).

 

l’opera. Lo stesso Giuseppe da Camerata indica tra gli scopi del suo lavoro, negli avvertimenti ai lettori, di aver “procurato sfuggire tante regole moderne fabbricate a capriccio, e certe voci troppo toscane, e stiracchiate” e di voler essere utile a un lettore, diremmo, colto: “non solo a’ Secretarij, Scrittori, e professori di belle lettere, ma anche, & in particolare a’ Predicatori”. Notevole in quest’ottica l’ampia latitudine degli autori e la varietà delle opere considerate: Sannazzaro, il Dolce, Toscanella (per il suo Elucidario poetico), numerosi predicatori e le opere lessicografiche di Politi, Luna, Franciosini, Sansovino, Pergamini, Alunno (Fabrica), dell’Accademia della Crusca e di Diego Ximenez, autore di un Lexicon ecclesiastico. In alcuni casi anche la ripresa di questi precedenti lessicografici è dichiarata: “Agguardare, val considerare, e guardare diligentemente. Agguardiamo insieme adunque lo spaventevole giudicio, e pensiamo di cercar il rimedio. Crusca”.

   Il lemmario, a un breve confronto con la Crusca del 1612, risulta molto più ridotto – come rivela la ben diversa mole dei volumi del resto – e costruito con scelte specifiche su alcuni campi semantici trascurandone completamente altri (ad esempio “caccia” e tutti i suoi derivati). Se talvolta le scelte dell’autore sembrano giustificate dai temi della predicazione a lui dichiaratamente cari (“baccanalia”, “baccante”, “baccato” ‘infuriato e stolto’, “Bacco”), sorprende d’altra parte che, tranne “predicante” e “predicatore” (“al quale gli Scrittori honorano con questi epiteti. Coltore della vigna di Dio. Dicitore celeste. Messaggiero del cielo. Oratore sacro. Tromba del Paradiso”), non si accolgano altri lemmi derivati da ‘predicare’ (ben sei in più nella Crusca).

   Alcune definizioni sono corredate di indicazioni ortografiche e di pronuncia: “Abbondare & abbondanza con doppio bb. ancorche il Dolce dica, che scrivergli così nessuna necessità c’astringe”. La cura dell’opera è documentata dalla puntualità di alcune descrizioni (“Ago, & aco, aghi nel più. E un’istrumento, ch’adoprano i sartori nel cucire. Ago, & aco si dice anco una spina, ch’hanno nella coda l’api, e simili animaletti, col quale pungono”) e dall’accortezza con cui i rinvii sono rispettati e mai elusi: “A cald’occhi. Leggi cald’occhi”, con apprezzabile riconoscimento della parola chiave nel sintagma e poi con la definizione sotto “Cald’occhi”.

 

Nota bibliografica